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Che cosa vuol dire il termine carato?
I carati dell’oro corrispondono a un’unità di misura che indica la purezza dell’oro contenuta all’interno di un oggetto prezioso, a seconda delle parti di oro puro in esso contenute. Questa unità di misura è identificata con la sigla kt che è preceduta da un valore numerico espresso in 24esimi.
È necessario essere a conoscenza del fatto che i carati dell’oro sono spesso anche denominati “titoli dell’oro”, una dicitura alternativa che indica la stessa cosa. Le carature sono variabili, più la purezza dell’oro è elevata, maggiore sarà il numero fino a un massimo di 24/24 che corrisponde a 24 kt ovvero a 24 carati.
Il 24 carati rappresenta l’oro puro, si parla quindi di carati oro puro. Molte volte i carati vengono espressi anche con una notazione in millesimi per la quale lo stesso oro punto ovvero a 24 carati viene identificato come oro 999/1000 oppure “oro 999”. Solitamente si va da un massimo di 24 carati ad un minimo di 8 carati che corrisponde all’oro 333.
L’oro puro, quindi, possiede 24 carati, mentre quello lavorato ne possiede di meno, solitamente 18.
Scopriamo insieme come capire la caratura dell’oro, la purezza e le proprietà dei carati.
Caratura oro, purezza e proprietà dei carati oro
In natura esiste un solo tipo di oro, ovvero l’oro puro che possiede la caratteristica fisica di non riuscire a rimanere legato ad altri materiali a meno che non sia fuso insieme. Per questo motivo, nel mondo lo si trova solitamente intrappolato nella roccia associato al quarzo oppure ai solfuri minerali o in pagliuzze dorate che si depositano nel letto dei fiumi.
Non appena viene estratto oppure setacciato, l’oro può essere lavorato fondendolo insieme ad altri metalli più o meno nobili che danno origine a una lega metallica preziosa. Questo capita solitamente perché l’oro puro non è ideale per essere impiegato per la realizzazione di oggetti e gioielli, a causa della sua malleabilità. Viene, quindi, mantenuto in forma pura, in funzione di riserva di denaro come nel caso di lingotti oppure di monete d’oro da investimento oppure fuso con altri metalli che gli conferiscono proprietà chimiche e fisiche più adatte per l’utilizzo finale.
Fondendo un paio di metalli è ovvio che la lega metallica ottenuta sarà la somma degli elementi fusi insieme. Per questo motivo, l’oggetto che si otterrà sarà sempre in oro ma avrà una purezza inferiore per via della presenza degli altri metalli.
A misurare questa perdita di purezza interverranno i carati dell’oro che hanno lo scopo di attribuire il titolo, ovvero la quantità di oro puro ancora presente nella nuova lega metallica ottenuta a base di oro. Se per esempio, viene mantenuto il 75% di oro puro al suo interno, si parlerà di oro a 18 carati, perché 18 è il 75% di 24 che rappresenta l’oro puro.
La quantità rimanente di metalli influenza molto la tipologia di oro che viene prodotta. Se è vero che la caratura potrebbe essere identica (a parità di contenuto di oro puro), le proprietà chimiche e fisiche del composto potrebbero cambiare notevolmente.
Le combinazioni sono numerose, ad esempio se si aggiungesse al 75% di oro il 25% di argento si otterrebbe oro bianco a 18 carati, al contrario se si aggiungesse il 25% di argento e rame si potrebbe ottenere oro rosa a 18 carati.
Significato caratura: tutte le tipologie di carati dell’oro
Le carature dell’oro più diffuse sono:
- oro a 24kt: che come abbiamo detto, corrisponde all’oro puro ovvero con il 100% di contenuto di oro. Si trova in natura e non viene quasi mai utilizzato per la produzione di gioielli perché è un materiale troppo morbido per potere essere lavorato con successo. Ecco perché viene solitamente usato come riserva di valore, fondendolo in lingotti d’oro puro oppure in monete di oro puro;
- oro a 22kt: simile all’oro a 24kt troppo morbido per essere lavorato e per la creazione di oggetti preziosi come gioielli, ma può essere utilizzato per fare coniare le monete d’oro;
- oro a 18kt: è la tipologia maggiormente diffusa, considerato per antonomasia l’oro da gioielleria con 18 parti di oro su 24. Può essere associato ad altre tipologie di metalli più o meno preziosi, e può dare origine a interessanti leghe metalliche che possiedono particolari proprietà chimiche e fisiche, di colori differenti. Questa tipologia di oro coincide con l’oro 750;
- oro a 14kt: che viene usato in gioielleria anche se meno frequentemente dell’oro a 18kt;
- oro a 9kt: usato raramente e solitamente in gioielleria per prodotti che non sono particolarmente preziosi.
Quanto vale l’oro?
Ogni caratura dell’oro possiede uno specifico valore che può essere influenzato dalla tipologia di metalli legati insieme all’oro. Di base non esiste una vera e propria differenza tra oro bianco, rosa e rosso a parità di caratura. L’oro bianco a 18 carati vale la stessa cifra dell’oro rosa a 18kt. Questo succede perché il metallo prezioso che incide nella valutazione è l’oro e non i metalli aggiunti.
Quando si tratta di valutare un oggetto prezioso in oro si stabilisce la caratura dell’oro e la si confronta con la quotazione dell’oro puro in modo da potere capire in percentuale quale sia il rapporto e il valore ipotizzato. L’unica eccezione è rappresentata da un possibile legame dell’oro con un metallo ancora più prezioso come il platino o il palladio, due composti che non si trovano facilmente sul mercato.
I carati dell’oro possono determinarne il colore?
In commercio sicuramente avrai visto diverse tipologie di oro classificate per colore. Questi tipi di oro non sono altro che leghe metalliche preziose a base di oro che assumono un colore o un altro a seconda della tipologia di metalli aggiunti all’oro che ne possono modificare la colorazione superficiale.
Se è vero che l’oro colorato dipende da una caratura dell’oro inferiore a quella dell’oro puro, perché il colore è determinato dai metalli legati per fusione, è altrettanto vero che a parità di caratura inferiore ai 24kt non corrisponde sempre lo stesso colore di oro.
L’oro bianco e quello rosso possono essere oro 18kt, per cui è la componente metallica aggiunta all’oro ad essere diversa e a stabilire il differente risultato cromatico. Due carature diverse, allo stesso modo, potrebbero avere lo stesso colore. Quello che cambia è un terzo metallo che rappresenta una percentuale maggiore nella lega metallica, restando neutro nella resa cromatica.